Approfondimenti I prodromi e l’attesa

Scritto da Sofia Mirimin il 11/03/2024

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Questa è una contrazione.
Sento che è diversa dai miei soliti indurimenti di pancia.
Mi avvolge e il fastidio diventa piccolo dolore.
Sento che qualcosa sta cambiando.
Ma, ora che è passata, resto in ascolto. E tutto tace di nuovo.

A volte, il cammino dell’incontro inizia così.
Il bambino finisce i preparativi per il suo viaggio di sola andata verso il mondo e te lo comunica in modo che anche tu possa prepararti.
E il tempo che precede i grandi viaggi spesso è eccitante e disorientante.

Che voglia di partire!
Ho tutto quello che mi serve?
Me la sento?
Sarà già ora, siamo pronti?
E se aspettassi, se rimandassi?
Cosa mi aspetta?
Forse mi prendo ancora un po’ di tempo…

Il periodo dei prodromi del travaglio è un tempo di attesa, di adattamento. Potrebbe essere rapido o molto lento. La durata varia tra una donna e l’altra, come varia il tempo che ci serve per adattarci al cambiamento, per essere pronte per ciò che sarà dopo.
Il tuo corpo inizia a scoprire la sensazione di fatica e a conoscere il dolore della contrazione e gradualmente impara a gestirlo. L’attesa del travaglio attivo potrebbe essere un’occasione di rallentamento, di pausa e di ascolto.

Di che cosa ho bisogno ora?
C’è qualcosa che mi spaventa?

Sai che presto inizierà in viaggio che ti porterà a conoscere il tuo bambino.
A toccarlo, sentirlo, vederlo, annusarlo. A riconoscerlo.
Ma sei ancora sulla soglia. Serena o confusa, impaziente, eccitata. Forse dopo un po’ di tempo, anche stufa!
Perché fermarsi nell’attesa e riuscire a stare potrebbe essere faticoso. Più che il dolore fisico, potrebbe essere quello emotivo a richiedere attenzione. Lo sforzo incredibile che ti è richiesto nel non fare. Nell’esserci, semplicemente.

Potrebbe essere interessante per te ripensare al primo trimestre di gravidanza e alle grandi situazioni di cambiamento della tua storia. Forse le risorse che hai trovato allora e che ti hanno permesso di adattarti ti potrebbero tornare utili.

Ma in concreto, che cosa fare? Tutto quello che è buono per te.
Potresti sentire di aver bisogno di riposo prima del viaggio o magari di movimento, di nutrimento, di distrazione, dell’intimità nella tua casa, di prendere contatto con il tuo bambino, di centratura, di sperimentare il confronto con il dolore.

Potresti utilizzare l’acqua o provare diverse posizioni.
E potresti concederti di perdere di vista l’orologio e non cercare di misurare o dare un ritmo ad tempo così soggettivo e irregolare.

Solamente restare, con pazienza e fiducia, nell’attesa del viaggio.

Buoni preparativi!

C’è una casa di tronchi
con il tetto di tavole, a sinistra.
Non è quella che cerchi. È quella
appresso, subito dopo
una salita. La casa
dove gli alberi sono carichi
di frutta. Dove flox, forsizia e calendula
crescono rigogliose. È quella
la casa dove, in piedi sulla soglia,
c’è una donna
con il sole nei capelli. Quella
che è rimasta in attesa
fino a ora.
La donna che ti ama.
L’unica che può dirti:
«Come mai ci hai messo tanto?»

Raymond Carver – L’attesa

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