Approfondimenti Tecniche di analgesia in travaglio: la voce

Scritto da Noemi Luchino il 15/05/2024

La vocalizzazione è una grande risorsa per gestire le forti sensazioni del travaglio e del parto e contenere il dolore.

Quando ne parliamo durante gli incontri in gravidanza la maggior parte delle donne strabuzza gli occhi. Proviamo esercizi e tecniche e spesso molte mamme riportano di sentirsi a disagio, in imbarazzo e pensano che non sarà sicuramente qualcosa che faranno in travaglio.

Dopo l’esperienza della nascita, però, la maggior parte delle madri torna dicendoci che la voce, il vocalizzo, il suono è stata una strategia di contenimento del dolore fondamentale!


La sorpresa più grande l’ho avuta durante il travaglio, in cui ho provato a utilizzare quanto mi era stato insegnato ed ho, incredibilmente per me, scoperto che la mia voce era la risorsa giusta.

Infatti, durante il veloce ed intensissimo travaglio per la nascita della mia bimba ho vocalizzato accompagnando il crescendo e decrescendo di ogni contrazione. Gli esercizi vocali mi hanno consentito di concentrarmi su qualcosa che non fosse il dolore, dandomi la sensazione di affrontare la sofferenza con un mio strumento, piuttosto che subirla passivamente, come invece era accaduto nel travaglio per la nascita del mio primo figlio.

Cristina, mamma di Adele


Il travaglio è una vera e propria impresa sportiva, come una maratona o un trekking in montagna. Per questo è necessario prepararsi sia fisicamente che psicologicamente.

E proprio come in molti sport la voce accompagna lo sforzo, così può avvenire anche in questa situazione!

Avete presente quando i tennisti colpiscono la palla? Accompagnano lo sforzo con un suono per aiutarsi. Non è necessario quindi scusarsi per i vocalizzi o preoccuparsi dei rumori che si produrranno in travaglio. Ognuno di noi ha necessità diverse, ma per molte persone questa strategia può essere davvero vincente e senza nessun effetto collaterale!


Sappiamo che c’è una stretta correlazione tra bocca/mandibola/corde vocali e perineo/genitali.
Perciò ci possono aiutare suoni profondi, bassi, in cui sentiamo che la bocca e la mandibola sono rilassate. Magari vocali come AAAOOOOAAAA, magari accompagnati da suoni di tampura.
Anche 2 suoni direttamente dal mondo animale possono tornare utili: mmmmmmmuuuuuuuu come le mucche o prrrrrrrrrrrr come sbuffano i cavalli (con le labbra morbide). Tutto questo contribuisce a mantenere il corpo rilassato, favorire una buona progressione del travaglio e aiutare nella gestione del dolore. Non è una gara canora, non ci interessa l’intonazione o la pulizia del suono. Al contrario il focus sono la libertà, la calma e il rilassamento profondo.

Quando il birth partner e l’ostetrica che accompagna vocalizzano con la mamma lei si sente sostenuta, il suono prodotto dagli altri la avvolge aiutandola ad entrare in quello stato di trance che sappiamo essere tanto benefico per una buona nascita. Inoltre osservando persone calme e rilassate i suoi neuroni specchio tenderanno a riprodurre lo stesso atteggiamento e suono. L’esempio è sempre il modo migliore per trasmettere un messaggio. Anziché dire ‘respira’ o ‘rilassati’, respirare e rilassarci a nostra volta. Porci internamente la domanda

Com’è la mia bocca, com’è la mia madibola? Come sono le mie spalle?

per poter lasciare andare tutte quelle tensioni muscolari che non sono necessarie.

Il vocalizzo è stata una risorsa molto molto utile. Mi dava il tempo della contrazione ( e lo dava anche al papà e all’ostetrica) salivo con la voce, al culmine del dolore raggiungevo le note più alte per poi scendere e godermi qualche attimo di riposo.

Il dolore mi è sembrato meno intenso rispetto al precedente parto. Forse anche per la posizione e la libertà di movimento, ma sicuramente lasciare andare la mia voce mi ha aiutata davvero

Lucia, mamma di Susanna e Nicola


Molti articoli scientifici sostengono il valore terapeutico che le metodiche basate sulla musica possono avere nel parto. La musica ha effetto positivo andando ad agire direttamente sulla fisiologia della mamma in travaglio, attivando la corteccia uditiva primaria, che stimola a sua volta il sistema limbico, il tronco encefalico, l’ipotalamo e la corteccia cerebrale.

Dato che la corteccia uditiva e i centri del dolore della corteccia cerebrale sono vicini, e quindi altamente collegati, la musica può attivare la secrezione di endorfine (gli ormoni che riducono la percezione del dolore, aumentano la gratificazione e inducono uno stato di trance), aumentare l’ossigenazione a organi e tessuti (quindi anche alla placenta e al bambino in utero)e ridurre la sensibilità al dolore.


La proposta è quindi provare, sperimentare tecniche, suoni e musiche già dalla gravidanza, per sentirsi a proprio agio e avere un’idea delle possibilità! Non sia mai che in travaglio possa tornare utile.

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