Giornata del lutto perinatale Ci vuol coraggio

Scritto da Ostetriche Oasi il 15/10/2022

15-ottobre

Dalla vita non si sa proprio cosa aspettarsi, mai.

Ognuno di noi affronta problemi di vario genere e non si è mai preparati a ciò che ci sta per accadere, ma da ciò che ci succede bisogna imparare, in ciò che accade bisogna riconoscersi. Bisogna trasformare il dolore perché lui, il dolore, quando rimane solo fine a se stesso non serve a niente.

Sono partita larga, un po’ retorica con frasi alla “Baci Perugina” per arrivare a parlare di me, Claudia, mamma di Marta e di creaturina, e della forza che hanno innescato con il loro passaggio. Forse però non voglio neanche parlare solo di me e di ciò che mi è successo, quanto anche delle donne che da tredici mesi rappresento.

#ilmioprimaeilmiodopo, come mi piace chiamarlo, si chiama Marta.

È la nostra prima figlia (Luca ha contribuito al 50%) e dovrebbe avere 13 mesi. Perché Marta, alle 5:41 del 31 agosto 2021, è nata morta, a termine di una gravidanza meravigliosa, nel giorno in cui i suoi nonni hanno festeggiato 41 anni di matrimonio e da allora le nostre vite hanno un bagaglio in più da trascinare.

Da 13 mesi a questa parte ho cominciato a conoscere e a capire quante persone siano accumunate da questo triste destino e quanto ancora ci sia da fare. Io, fin da subito, ho cercato un sostegno psicologico da un lato e trovato un fantastico supporto da Simona di Oasi Ostetriche dall’altro: grazie a loro mi sono ritrovata a percorrere un cammino emotivo che mai avrei pensato grazie al quale, lasciandomi condurre da tutto ciò che poteva accadere, mi sono trasformata.

Ed è grazie a Marta ed a ciò che mi ha fatto provare e grazie sicuramente anche al continuo sostegno delle professioniste incontrate sulla mia strada, che ho saputo affrontare la nostra seconda perdita appena avvenuta.

Il 15 settembre sarà un’altra data simbolo delle nostre vite:

il 15 settembre 2022 ho anche dovuto dare l’addio alla nostra seconda creaturina di 11 settimane. Quanta speranza e quante aspettative avevamo già riposto in un esserino di cui, di nuovo, non avremmo voluto sapere il sesso fino alla fine, che non aveva neanche ancora un nome, ma a cui eravamo già indiscutibilmente legati.

Non era il suo momento, non era ancora il nostro momento evidentemente, la natura ha le sue ragioni ed io voglio accettarlo. E questa seconda creaturina, nell’impercettibilità del suo passaggio e nella brevità della sua esistenza, ancora più di Marta, mi ha fatto percepire quanto siano coraggiose le donne che affrontano tutto questo: chi a inizio gravidanza, chi a metà, chi alla fine… c’è poi anche chi ci prova per tantissimi anni e questa triste situazione la affronta 4, 5, 6 volte o forse anche di più e, dopo ogni perdita, riesce ad andare avanti, a non mollare e non perdere le speranze per poi venire ripagata.

Il soffione, simbolo di Marta, delicatissimo che appena sfiori vola via. La matrioska: rappresenta l’avere una creatura dentro di sè, ma anche la conoscenza di noi stesse che via via si approfondisce grazie alle esperienze di maternità.

Ma ogni perdita è un lutto, ogni perdita è la prova tangibile di un passaggio che c’è stato e va riconosciuto, va raccontato, ogni perdita è uno svuotamento fisico e mentale pesante che non si deve nascondere.

Per cui vorrei dedicare questa giornata del BabyLoss al coraggio e alla forza di volontà che bisogna tenere in costante allenamento per diventare ed essere genitori, soprattutto quei genitori (e penso anche ai papà che, è vero, non provano tutto ciò direttamente sui loro corpi, ma che, comunque, sono pienamente coinvolti e con un dolore e una sensazione di perdita altrettanto importanti) che agli occhi del mondo possono anche non sembrarlo, perché non spingono passeggini o non vanno a recuperare figli a scuola.

Sono quei genitori che neanche la lingua italiana, così varia e precisa, sa come definirli perché non esiste ad oggi una parola che indichi una mamma o un papà che sopravvive ai propri figli; sono quei genitori intangibili che hanno un pezzettino di cuore rotto per sempre, ma che sanno ricongiungersi alle loro creaturine facilmente nel quotidiano accendendo una candela, osservando un fiore o una farfalla, riconoscendo dei segni o notando dei particolari che per le persone comuni non hanno nessun senso, ma che, proprio perché non sono di così facile riconoscimento, assumono un significato potente e speciale.

Ognuno reagisce al dolore in modo diverso e non c’è certamene un modo giusto ed uno sbagliato, la mia strada è questa e su di me funziona… magari potrà essere d’ispirazione anche per altre mamme speciali.

Ricca portatrice di questo bagaglio, in questi giorni, con l’avvicinarsi del BabyLoss Awareness Day, qualche idea è cominciata a frullarmi nella testa su come poter diventare utile e di sostegno ad altre donne che, come me, hanno perso uno o più bambini, in modo che possano sentirsi libere di parlarne, sentirsi sostenute, capite, ascoltate, se pensano che possa loro giovare e per chi se la sente…. Perché ce n’è davvero bisogno e il sostegno di amici, professionisti, ma anche di sconosciuti, è la medicina più efficace.

#comunquemadri

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